mercoledì 24 novembre 2010

FOTODOSSIER: LE MANIFESTAZIONI COMMEMORATIVE A MADRID PER JOSE' ANTONIO PRIMO DE RIVERA a cura di Forza Nuova Crotone e ass. cult. L'Elmo Acheo

19, 20 e 21 novembre 2010
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MADRID - La federazione crotonese di Forza Nuova ha partecipato alle commemorazioni dedicate a José Antonio Primo de Rivera, capo carismatico della Falange Española de las JONS, fucilato durante la guerra civile spagnola ad Alicante il 20 novembre 1936.All'arrivo in Spagna ad accogliere calorosamente il gruppo di italiani è la Falange di di Manuel Andrino, dove prima della cena ha organizzato nella propria sede nel centro madrileno un rinfresco di benvenuto. Molte erano le iniziative dei vari movimenti, purtroppo siamo riusciti a partecipare e documentarne solo tre, la cena sociale del 19 sera ed il corteo del 20 notte organizzati dalla Falange, e al raduno di mezzogiorno del 21 organizzato nei pressi di Plaza de Oriente da Fuerza Nueva (España) con i vari comizi susseguitesi.Molti nazionalisti di tutta Europa erano presenti, specie alle iniziative della Falange dove si poteva notare la presenza dei tedeschi guidati da Udo Voigt, capo carismatico della formazione tedesca NPD che riscuote molti successi elettorali, ma anche francesi, belgi, ucraini, greci ed il folto gruppo di italiani guidati da Padre Giulio Tam, tra cui spiccavano la sezione forzanovista di Fondi-Latina e di Crotone, al raduno di Fuerza Nueva si poteva notare il gonfalone dell'Associazione Nazionale reduci italiani della guerra civile spagnola.Non è mancato il tempo per una veloce visita al Forte del Alcàzar di Toledo, per rendere onore all'eroico generale Moscardò, che nel 1936 perse il figlio Luis nell'assedio dell'Alcàzar, piuttosto di arrendersi ai repubblicani che reclamarono la resa delle forze franchiste asserragliate in cambio della vita di Luis, che in una tragica telefonata concordò con il padre la fucilazione rifiutando la eroicamente la resa. Tra le note negative, il divieto d'accesso alla Valle de los Caidos, dove la Guadia Civil in assetto antisommossa ci ha sbarrato la strada, presidiando l'entrata, dove a quanto appreso da El Paìs in mattinata si sono verificati tafferugli provocati dalle provocazioni degli antifascisti. A proposito de El Paìs, sull'edizione di giorno 21 ha pubblicato un articolo sulle manifestazioni varie dove al centro campeggiava una foto dove in primo piano spiccano i volti del nostro gruppo al comizio d'apertura al corteo di Manuel Andrino. La notte a cavallo tra il 20 ed il 21, era prevista la marcia della Falange di 70 chilometri, che da Madrid doveva portare a piedi fino alla Valle de los Caidos una corona sulla tomba di Josè Antonio Primo de Rivera, anche questa vietata dalla "democrazia" di Zapatero.
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martedì 26 ottobre 2010

CONVEGNO A LAMEZIA CON NICADOR CODREANU SULLA GUARDIA DI FERRO (L'Elmo Acheo PRESENTE!)

Resoconto della Conferenza sulla Guardia di Ferro con la presenza del nipote di Codreanu a Lamezia Terme.
Il convegno su Corneliu Zelea Codreanu organizzato dall’associazione Cantiere Laboratorio di Lamezia Terme che ha visto la nostra buona presenza con la sezione forzanovista lametina, il Cuib M.Bianchi FN Bonifati e l’associazione Elmo Acheo, si è svolta con una importante e folta partecipazione ed ha toccato altissimi momenti di emozione sentendo dalla viva voce del diretto consanguineo del glorioso Capitano Codreanu, Nicador,la nascita, il percorso ed infine la persecuzione subita del movimento legionario in Romania. Il Tema del convegno focalizzato naturalmente sul periodo a cavallo tra le due guerre mondiali, quello che ha visto la nascita nel 1927 della Legione dell’Arcangelo Michele, si è sviluppato su passaggi particolarmente significativi che hanno parlato dell’amore del Capitano per Dio e per la Patria e della lotta contro quel male bolscevico imperante e proveniente dalla Russia Sovietica, che allungava i suoi demoniaci tentacoli verso la Romania, causando migliaia di vittime tra i legionari, illudendosi che questo potesse bastare per distruggere uno spirito e un’ idea che andava oltre la vita e la morte, al legionario non interessava vivere o morire, quel che contava era creare un uomo nuovo. Certi della straordinaria esperienza che il tema e l’ospite di questo convegno ci hanno regalato,comprendiamo sempre più che nemici giurati come l’ateismo materialista-marxista e il laicismo liberale mai potranno prevalere su un uomo che ha accettato e riconosciuto Dio nella sua avventura umana e spirituale, e che nella sua azione di militanza politica ha deciso di sposare e far suoi principi e valori quali la Patria e la famiglia. Ringrazio ancora una volta l’associazione Cantiere Laboratorio per aver voluto far partecipe Forza nuova di questo fantastico evento, che ha visto una bella ed importante cornice di pubblico.

IGOR COLOMBO
RESPONSABILE FORZA NUOVA
LAMEZIA TERME
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CONVEGNO SU CODREANU
LE IMPRESSIONI DELL'ASS. CULT. L'ELMO ACHEO:

Il convegno su Corneliu Z. Codreanu, tenutosi a Lamezia sabato 23 ottobre– , organizzato dall’associazione “Cantiere e laboratorio”, con la collaborazione del “Cerchio e la croce”, di “Alternativa popolare” e la presenza attiva di noi dell’ “Elmo Acheo” , della sezione forzanovista lametina e di quella di Bonifati, è stata un’importante occasione non solo dal punto di vista culturale ed emozionale, per la presenza del nipote del grande Capitano, ma soprattutto per sperimentare una nuova sinergia all’interno della nostra area.
La presentazione introduttiva di Vittorio Gigliotti, di Cantiere e Laboratorio, si è soffermata in particolare sull’esigenza del Capitano di fornire un’identità religiosa al suo movimento e quindi sulla necessità del militante di sacrificarsi per il medesimo.
Ho apprezzato in particolar modo l’accento sulle tre prove necessarie nella vita di ogni giorno del legionario: 1) LA MONTAGNA COME ASCESI (sopportazione della fatica; 2) LA FORESTA DELLA FIERA SELVAGGIA (coraggio incondizionato); 3) LA PALUDE DELLO SCORAMENTO (resistenza al mondo moderno).
Ma la vera emozione, ovviamente, ha invaso tutti i presenti (un centinaio circa) quando lo stesso Nicador (il cui nome abbiamo scoperto essere composto dalle iniziali di 3 legionari morti per l’idea) ci ha relazionato in lingua italiana circa la storia e gli ideali del movimento legionario.
Nicador ha sottolineato a più riprese come i nemici siano da identificare nel materialismo marxista e nel laicismo liberale, entrambi dominati dalla stessa regia.
Al termine della sua relazione, dopo i vari interventi molto interessanti dei rappresentanti delle altre sigle, ho a lui chiesto quale tipo di discriminazioni avesse subito, soprattutto dal punto di vista personale dato il suo cognome, nel regime di Ceaucescu.
Egli ha accennato circa la carestia e la fame subita dalla sua famiglia e la sua risposta ha tradito una certa commozione.
Insomma, un pomeriggio che nessun militante presente potrà di certo dimenticare ed io ne approfitto per complimentarmi nuovamente con gli organizzatori e con tutti gli intervenuti, auspicando una sempre maggiore unità d’intenti tra le varie comunità organiche.
Un saluto legionario speciale va ai ragazzi di Bonifati,con cui camminiamo sempre pari passo ed all’inesauribile Igor Colombo, rappresentante di FN per Lamezia.

Francesco Russo
Elmo Acheo

domenica 13 giugno 2010

CIAO CAPITANO!

Nel novero dei fascismi europei, che tanto si sono differenziati tra loro per
dinamiche, struttura e strategie, una caratteristica comune di fondo
rinvenibile è senz’altro l’aurea che ha circondato il leader di riferimento.
Questa caratteristica, più che in tutti gli altri esempi che l’Europa ci ha
fornito, è ravvisabile nella “Legione dell’Arcangelo Michele”, da cui poi
prenderà forma e vita la “Guardia di ferro” del mistico Corneliu Zelea
Codreanu.
L’ispirazione fortemente religiosa di questo movimento, che pure ne ha
caratterizzato fortemente l’economia rivoluzionaria, non è la sola componente
degna di rilevo, sebbene questa abbia contribuito a creare (ma sarebbe più
opportuno dire riscoprire) quella fides propria di ogni movimento antimoderno
che si è affacciato in Europa nello scorso secolo.
Ma nel leggendario Capitano ritroviamo anche l’eredità migliore delle radici
del nostro mondo classico; la devotio romana ad esempio, al di là della
differente matrice pagana rientrante in quest’ultima, ma anche lo stoicismo di
fronte alle avversità. Seneca diceva che “infelice è colui che mai ha
incontrato la sciagura ed il dolore, perché costui non ha occasione di
sperimentare e di conoscere la propria forza”. Ebbene, il Capitano Codreanu
conosceva davvero la sua forza, perché in lui ammiriamo la sopportazione
costante del sacrificio che non diventa mai tacita rassegnazione, nemmeno nell’
angusta detenzione che si concluderà prima, tramite un processo farsa, ad una
condanna a dieci anni di lavori forzati (1938) e dopo qualche mese da tale
sentenza alla morte per strangolamento insieme ai suoi più fedeli camerati.
Eseguita la sepoltura, quindici giorni dopo la fossa comune verrà aperta e
sulle salme verrà gettato del vetriolo, a testimonianza di quale estremo grado
riesca a raggiungere l’umana vigliaccheria.
Nel corso del suo personale calvario, mai troviamo nel Capitano parole d’odio
nei confronti dei suoi aguzzini, sicuramente grazie al rapporto costante con la
preghiera che ha in lui l’effetto rinnovatore che solo la fede pura riesce a
garantire.
La riprova della sua grandezza sta nella sua attualità in ogni nuova piccola
alba del nostro mondo ideale. Infatti, l’appellativo “legionario” ed il termine
“cuib” (nido) sono stati e sono tuttora correnti in molti organismi che si
richiamano ai principi del mondo tradizionale.
Ci piace concludere, richiamando un passo del suo “Diario dal carcere” del
quale consigliamo assolutamente la lettura, un estratto che non è politico ma
umano, nel senso che caratterizza, meglio di ogni altro, la purezza d’animo del
mistico Capitano.
“Ora è sera mi sembra un secolo da questa mattina. Non ho con chi scambiare
una parola. Un passerotto ha fatto il nido nel vano della finestra. Viene anch’
esso a dormire. Gli do sempre delle briciole. Aspetto che mi portino il pasto.
Ma neppure con loro posso parlare. Vengono sempre il tenente di servizio e il
sottufficiale. Non possono parlare con me, ma si comportano con una delicatezza
che per me è una consolazione. Povero soldato! Una creatura superiore che fa il
suo dovere correttamente, eseguendo rigidamente gli ordini ricevuti, ma nei cui
occhi non c’è passione, né cattiveria. Eleganza spirituale. Scuola dell’
esercito romeno. Com’è bello!”.
Ciao Capitano.

Francesco Russo

mercoledì 2 giugno 2010

ENTRISMO NEL PDL .... di Francesco Russo

Sono entrato nel PDL poiché ritengo che al suo interno ci siano importanti
spazi di azione e quindi dal di dentro si possono portare avanti determinate
tematiche che……. e bla bla bla”.
A quanti di voi è capitato di parlare con ex idealisti, con i quali vi
sembrava di condividere una certa visione del mondo, per poi udire, sempre da
loro, tali orripilanti discorsi?
Scindiamo la questione in due aspetti.
1) Pur volendo concedere la buona fede agli autori di tale “svolta” – ossia,
per capirci, prendere per buona la loro motivazione che ne sta alla base, che
consisterebbe in una presunta tattica entrista al fine di conquistare spazi da
rendere poi puri – non crediamo di essere lontano dal vero se affermiamo che in
quest’epoca storica, tale strategia non possa portare assolutamente ad alcuno
risultato concreto. Infatti, in un sistema pienamente globalizzato, che reca in
sé i germi dell’infezione borghese della peggior specie e dove (lo ripetiamo
all’infinito) le parti politiche contrapposte costituiscono due facce della
stessa medaglia (quella dell’attuale modello di sviluppo), è logico domandarsi
quale speranze possa mai nutrire questo presunto gruppo idealisti autori ti
tale strategia, all’interno di un qualsiasi partito asservito al sistema
corrente. Se non all’opposto il rischio, questo sì concreto ed esistente, che
proprio tale gruppo venga totalmente fagocitato.
2) Parliamoci chiaro, il primo punto è stato sciorinato solo per scrupolo, ma
tutti sappiamo che la reale motivazione che spinge la maggior parte di tali ex
idealisti è quella pragmatica, che si può tradurre in varie voci: visibilità
politica, posti di potere, occasioni lavorative. Avremmo molta più stima di
questi giullari se fossero sinceri con loro stessi, prima che con noi!
Piuttosto che, come spesso alle nostre orecchie capita di udire, sorbirsi
errate e faziose interpretazioni degli insegnamenti evoliani circa la necessità
di non rinchiudersi in una torre di cristallo ma “sporcarsi le mani” nella
realtà circostante. Siamo certi di non commettere crimine contro la memoria se
affermiamo che il Maestro non intendeva certo suggerire di schierarsi al fianco
del capitale internazionale.


Francesco Russo

sabato 1 maggio 2010

IL PERONISMO RIVOLUZIONARIO

John W. Cooke e il peronismo rivoluzionario
di Romano Guatta Caldini - 15/02/2010

L’operato di John William Cooke, punto d’incontro fra peronismo e castrismo, ha rappresentato, senza dubbio alcuno, la migliore commistione fra l’esperienza socialista nazionale di Peron e le spinte rivoluzionarie cubane. Una tradizione, quella dell’antimperialismo latino americano, che ha visto fra i suoi protagonisti eminenti figure di militanti politici del peronismo rivoluzionario, fra questi ricordiamo: Rodolfo Walsh, Ricardo Masetti e l’ex falangista spagnolo, poi militante peronista, Emilio Javier Iglesias. Questi ultimi sono stati i fautori di un interessante incontro ideologico, una sorta di mutuo soccorso inter-nazionalista visto in chiave antimperialista.

Del resto, che peronismo e castrismo avessero, per certi versi, una radice comune, lo aveva già fatto notare, a suo tempo, Saverio Paletta su Diorama: «Mentre l’ideologia politica del fascismo italiano e del nazionalsocialismo tedesco è sorta nel contesto di due paesi di grandi tradizioni storico-politiche, con tutto ciò che ne è derivato in termini di confronto, di suggestioni e di possibili radici, lo stesso non può ovviamente dirsi per esperienze quali, ad esempio, il castrismo, certe forme di socialismo nazionale africano o la maggior parte di quelle dittature di sviluppo sorte nel dopoguerra in seguito al processo di decolonizzazione e che A. James Gregor tende a considerare come eredi, in certo qual modo, del fascismo storico» – . In tal senso, al pari di Maurice Bardèche e delle sue intuizioni sul nasserismo, Gregor aveva individuato nel castrismo, ma anche in certe forme di volontarismo guevariano, il logico approdo di una teoria che aveva mosso i suoi primi passi nell’Europa degli anni trenta e quaranta.

Per ciò che concerne il rapporto fra peronismo e rivoluzione cubana, sintomatica dello stretto legame fra i due movimenti è la dichiarazione di Peron relativa alla fratellanza ideologica delle due rivoluzioni: «La Revolucion cubana tiene nuestro mismo signo» – dirà il Generale in merito alla lotta contro il comune nemico nord-americano. Oppure: «L’evolversi della situazione cubana può trovare il suo riscontro con la Grande Patria latino-americana se questa, prescindendo dalle vecchie formule marxiste, rialzerà di nuovo la bandiera del nazionalismo rivoluzionario tercerista del castrismo iniziale. La fine dell’impero comunista anticipa la crisi di quello capitalista. Ogni popolo deve lottare per la propria emancipazione nazionale e, al tempo stesso, stabilire relazioni solidaristiche con le altre nazioni oppresse dall’imperialismo, dall’ingiustizia e dalla reazione» - ha ricordato Nando De Angelis nel suo Peròn e la rivoluzione cubana. Ma significativa più di tutte è la nota auto-biografica di Cooke: « Sono tre mesi che vivo all’Avana (…) Questa è la Mecca rivoluzionaria e tutti vengono a bere alla sorgente».

Dal canto suo, Fidel Castro invitò Peron a stabilirsi a Cuba durante l’esilio e intermediario fra i due fu proprio John William Cooke. Designato dallo stesso Peron, come suo erede, Cooke aveva iniziato la sua militanza nell’Unión Universitaria Intransigente. Dal ’55 in poi, il compito di Cooke fu quello di preparare la resistenza peronista all’imminente golpe militare. Arrestato e confinato nella prigione di Río Gallegos, nonostante l’isolamento, Cooke divenne, oltre che l’ideologo di riferimento dei gruppi armati, anche l’organizzatore della fusione fra i movimenti studenteschi e quelli operai. Dopo una fuga rocambolesca dal centro detentivo, Cooke fece la spola fra l’Uruguay e il Cile, infine, aggregatosi a un gruppo di argentini, si trasferì a Cuba per seguire i moti insurrezionalisti guidati dal connazionale, Ernesto Guevara. La foto di Cooke nella Sierra Maestra, mitra in mano e camicia da miliziano, diverrà un’icona per tutti i guerriglieri peronisti.

Durante il soggiorno cubano, Cooke gettò le basi per la costruzione di un ampio fronte di liberazione nazionale che, irradiandosi dall’isola caraibica, avrebbe dovuto colpire i centri nevralgici della struttura politico-militare argentina. Ed è proprio in quest’ottica che vanno collocati i legami con i dirigenti Montoneros: Fernando Abal Medina e Norma Arrostito, entrambi, all’epoca, presenti nell’isola. Con i due connazionali, nel ’67, Cooke partecipa alla OLAS (Organización Latinoamericana de Solidaridad): organizzazione di tutti i movimenti anti-imperialisti latino americani. Tra gli esponenti argentini intervenuti ricordiamo: Alcira de la Peña in rappresentanza del Partito Comunista, Ismael Viñas del Movimiento di Liberazione Nazionale, Abel Latendorf dell’Avanguardia Popolare e Carlos Laforgue della Gioventù Peronista. In questa sede, diverranno espliciti i riferimenti alla guerra di guerriglia teorizzata da Guevara. A farsi carico della lotta di liberazione nazionale, per quanto riguardava l’Argentina, fu il peronista Jorge Ricardo Masetti che, fedele ai principi fochisti, abbandonò Cuba e fece ritorno in patria, organizzando la guerriglia ai confini della Bolivia e coordinando le forze rivoluzionarie della sinistra peronista presenti in zona: dall’Ejército Guerrillero del Pueblo alle FAP (Fuerzas Armadas Peronistas).

Per comprendere gli stati d’animo e le circostanze che portarono molti giovani peronisti ad abbracciare la lotta armata, è utile la testimonianza del giornalista italo-argentino ed ex-mlitante Montonero, Miguel Bonasso: «In Argentina l’oligarchia dominante si è legata al capitale multinazionale (…) per cui, lo sfruttamento nel mio paese si identificava con la presenza prima inglese e poi statunitense. Il nazionalismo, quindi, è sempre stato sinonimo di liberazione e i due termini, se presi separatamente, non avrebbero avuto senso. Il fenomeno peronista costituiva un’unione variegata: i delusi del Partito Comunista, i settori cattolici più radicali, i militanti che avevano conosciuto il Che, i sottoproletari delle villas miseria, le baraccopoli di Buenos Aires, ma anche una parte consistente della piccola borghesia. Dal 1975 iniziò l’adesione operaia in massa, unendosi al movimento studentesco che lottava soprattutto contro l’eccessiva invadenza statunitense. Il peronismo, dunque, è nato come movimento politico di massa. Più tardi, il ricorso alla lotta armata, non è stata una scelta, ma l’unica forma di resistenza possibile. » Non a caso, riguardo la natura antimperialista del nazionalismo argentino, lo stesso Cooke, nel suo «Apuntes para la militancia», scriveva: «Tutta la nostra lotta deve partire dall’auto-consapevolezza di vivere in un paese semi-coloniale, paese che è, a sua volta, membro di un continente anch’esso semi-coloniale. (…) Il nazionalismo è possibile solo se inteso come una politica conseguente all’anti-imperialismo».

Movimento fondamentalmente anti-dogmatico, il peronismo, al pari del fascismo, si presentava come un fenomeno di mobilitazione di massa ma, a differenza del comunismo sovietico e del capitalismo nord-americano, la massa non era un ente amorfo e passivo nè era soggiogato alle politiche predatorie padronali. Citando sempre Cooke, il Peronismo era stato: «un’esperienza di vita, il punto più alto dell’auto-coscienza della classe operaia, come dei settori meno abbienti della società. » Con simili premesse, era quasi inevitabile che Cooke venisse tacciato di cripto-comunismo, ma non erano di certo le etichette a preoccupare l’ideologo. Ben più preoccupante era la divisione interna al fronte peronista, infatti, settori consistenti del peronismo rivoluzionario vennero fagocitati dalla spirale settaria di movimenti e gruppuscoli d’ispirazione più o meno trotskista: come avvene, ad esempio, nel caso del Partido Revolucionario de los Trabajadores di Mario Roberto Santucho. Sta di fatto che, se andiamo a misurare l’incidenza di tali gruppi, rispetto ai movimenti di dichiarata fede peronista, vediamo che i secondi hanno raggiunto successi di gran lunga superiori rispetto ai primi, anche in termini di seguito e consenso popolare.

Naturalmente, durante gli anni della lotta armata, il numero di desaparecidos crebbe in modo esponenziale. A cadere nelle mani dei militari, anche Alicia Eguren; poetessa, dirigente peronista, nonché compagna di Cooke. Alicia era stata una stretta collaboratrice, sia di Guevara che del Comandante Segundo (Ricardo Masetti) ; con loro, come anche con il marito, aveva partecipato alla fondazione cubana del Fronte Antimperialista per il Socialismo. Quando il Che decise di estendere la lotta nel continente sud-americano, Alicia e Cooke furono protagonisti attivi, nei piani guevariani per la lotta di liberazione in Bolivia. Masetti e Guevara trovarono la morte in combattimento, mentre Cooke terminerò la sua parabola esistenziale e politica il 19 settembre del ’68, a causa di un cancro.

Fra i testi fondamentali, per avvicinarsi al pensiero di Cooke, ricordiamo: «Apuntes para la militancia » e «Peronismo y Revolucion». Certo, rivoluzione è un termine che torna spesso negli scritti dell’ideologo e forse non è un caso, soprattutto a fronte degli insegnamenti di Evita: «El peronismo será revolucionario o no será nada!».

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=30642

mercoledì 3 marzo 2010

MATERIALISMO E TECNOCRAZIA ... E' DOVEROSO UN MEA CULPA!

E’ ancora possibile, nel terzo millennio, potersi uniformare ad una concezione gerarchica dell’esistenza? Il quesito non si appalesa certo di facile soluzione, soprattutto in un’epoca nella quale il progresso tecnologico, figlio legittimo della deriva materialista, costituisce ormai la colonna vertebrale di una società quale quella odierna, immemore di ogni sacralità e logica guerriera.
SE è vero come è vero che ci troviamo nell’epicentro della kali yuga, così come la tradizione ci ha predetto, allora un’eventuale risposta positiva al quesito non può che avere come imprescindibile punto di riferimento lo spirito.
In effetti, non possiamo solo limitarci a maledire la materia che impasta tutto ciò che ci sta attorno e che ci avvolge fino a soffocarci, ma dobbiamo anche recitare un doveroso mea culpa per aver permesso la “ritirata” dello spirito.
Se infatti ciascuno di noi si fosse impegnato, nel corso del tempo, a mettere in pratica quotidianamente gli insegnamenti tradizionali, allora lo spirito sarebbe ancora la forza più forte e tale presenza avrebbe certo fatto impallidire materia e tecnocrazia.
Inutile dire che così non è avvenuto, troppo impegnati ad inseguire le chimere del modernismo e troppo assuefatti (è inutile negarlo, io per primo) al palliativo psicologico – vera e propria brutale violenza – del modernismo illuminista, un modello portatore di idee malsane e false, corruttrici della Tradizione Imperiale Europea ma non solo.
Una di queste leggende sostiene che le gerarchie proprie alle civiltà tradizionali sarebbero sorte da un’imposizione violenta attuata dal superiore ai danni dell’inferiore.
Credo che dobbiamo liberarci di tali falsità! Occorre ricordare che lo spirito, come la Tradizione ci ha insegnato, è un asse immutabile ed imperturbabile intorno al quale si attua ogni movimento delle cose ad esso soggette. LO SPIRITO E’ SOVRANO ED OLIMPICO E NON NECESSITA DI VIOLENZA PER IMPORSI, ESSENDONE SUFFICIENTE SOLO LA PRESENZA.
Dunque, la risposta al quesito di partenza non può che essere affermativa a patto, si intende, che si riesca ad operare il processo inverso: l’homo economicus ha prima distrutto in sé stesso la gerarchia e solo successivamente l’ha dissacrata anche all’esterno; ebbene ora l’uomo della tradizione, l’uomo della milizia, deve mettere ordine nel suo foro interno e solo quando ciò sarà compiuto, potrà dare qualità alla sua azione.

Francesco Russo

mercoledì 30 dicembre 2009

Forza Nuova Calabria risponde alle domande degli studenti della Sapienza di Roma...

Venerdì, 19 Giugno 2009

Forza Nuova - Calabria, ha collaborato con gli studenti della specialistica di laurea in Comunicazione dell'Impresa della Sapienza di Roma, cattedra di Brand Design, che ha indetto un progetto riguardante l'analisi di studio dei brand politici e di conseguenza del loro sistema valoriale e identitario, prendendo in esame il nostro movimento. Pensiamo che progetti come questi possono aiutare il nostro movimento a sfatare molti luoghi comuni che lo avvolgono, modificando la percezione popolare su di esso. Non solo siamo felici, ma, chediamo agli studenti italiani di affrontare studi simili.
Risponde al questionario il coordinatore regionale Davide Pirillo:

1)Meridione: Questione rifiuti, criminalità organizzata, cattivo governo delle istituzioni. Cosa si può fare per il Sud, per la Calabria? A quali interventi pensa, sul territorio?

R) Pensiamo che qualsiasi grande problema del Sud e dell'Italia debba passare dalla formazione di nuovi dirigenti politici, persone di partito con alto spessore ideologico e morale capaci di non cadere in tentazioni. Solo staccando il "cordone ombelicale" che collega massoneria, mafie e poteri forti alla politica si possono attuare le grandi manovre di ricostruzione nazionale, per arrivare al benessere collettivo ed alla pace sociale.Questo sistema che ha distrutto i partiti ideologici, preferendo persone della decantata "società civile" a militanti politici, con una forma mentis ben precisa, ha amplificato a dismisura la corruzione rendendo impossibile qualsiasi grande manovra, plasmando il panorama politico nazionale e locale a gestione "settoriale" e personale dei vari candidati a seconda del bacino utenza voti.La nostra lotta è profonda, mira non alle pulsioni localiste ed neo-nepotiste di oggi, ma, alla rigenerazione di tutto il tessuto sociale nazionale, tramite una visione spirituale della vita e della militanza politica, contro poteri forti e lobby.

2)In sintesi quali sono le battaglie che caratterizzano il suo movimento?

R) Sicuramente gli otto punti fissi di FN (vedi http://www.forzanuova.org/), sono centrali.

3)Secondo lei di cosa ha bisogno la destra oggi?R) La destra è soltanto un marasma di dilettanti allo sbaraglio che ha trovato in Berlusconi, banche e lobby un fortunato approdo, destra e sinistra sono solo dei termini che indicano in quale ala del parlamento si ci siede, parole meramente logistiche, prive di contenuti politici ed umani.La "rivoluzione" nazionale e sociale di cui noi intendiamo renderci protagonisti è oltre queste convenzioni, è trasversale.4)Ci indichi 3 interventi mirati per favorire la ripresa economica e contrastare il caro-vita nel nostro paese?

R) La moneta è centrale, lo stato deve tornare a battere moneta, strappando così il potere del signoraggio monetario alla BCE, che come sicuramente saprà è espressione di banchieri e banche private e non dei popoli europei.Per quanto economicamente eterodossa è l'unica soluzione contro la crisi che renderebbe veramente libera l'Italia e tutta l'Europa. Questa visione ha fondamenti ben precisi che lei potrà riscontrare nelle teorie che vanno da Ezra Pound al prof. Giacinto Auriti. Se non si restituisce l'economia ai cittadini qualsiasi altra soluzione è destinata a fallire. Ormai il sistema liberal-capitalista ed usurocratico che opprime popoli e nazioni è fallito. Speriamo di assistere prossimamente al "funerale" degli eurocrati di Bruxelles e Strasburgo, della BCE e dei loro amici americani della Federal Reserve.Per quanto riguarda il caro-prezzi, la colpa primaria ed attribuire alla fonte, cioè all'emissione di questa moneta-debito, ovvero l'Euro, concatenata però ad un problema nazionale quello dello "sciacallaggio intermediario", che con molteplici passaggi aumenta di molto i prezzi ai danni del consumatore finale. Una soluzione potrebbe essere la creazione di un commercio di solidarietà nazionale, dove delle corporazioni si occuperebbero di collegare direttamente produttore e consumatore finale, specie per i prodotti nazionali e locali. Comunque, il discorso è troppo lungo per essere affrontato con la presente.

5)Immagini che un giovane che vota per la prima volta stia leggendo questa intervista: gli può spiegare perché dovrebbe votare per il suo partito?

R) Non è nel mio/nostro stile, la militanza è la presenza di piazza già lo chiede al posto mio/nostro.

6)Il suo partito dà un particolare valore sociale alla famiglia: quali sono le principali misure che proponete a suo sostegno?

R) Aiuti economici, preferenza sociale alle famiglie numerose, abrogazione della 194 e politiche di crescita demografica. Creazione di uno stato dove la famiglia e soprattutto i bambini siano i primi privilegiati della società.


7)Quali sono i principale valori programmatici che hanno in comune Forza Nuova con gli altri partiti , ad esempio Fiamma Tricolore, il Fronte Sociale Nazionale,La Destra ?


R) I nostri "programmi", sono ormai cablati e metabolizzati dai nostri militanti, non è di programmi che c'è bisogno, ma, di uomini... Noi ne abbiamo formato, gli altri movimenti della destra radicale? Non possiamo confonderci con altri partiti della cosiddetta "area" in quanto modelli diversi, la Destra non la prendiamo neanche in considerazione, la fiamma troppo ancorata al retaggio missino-nostalgico e passatista (Per dirla alla Marinetti).Noi siamo orientati su modelli contemporanei e dinamici, sullo stile dei movimenti nazionali europei, quelli che ormai mietono consensi ovunque.

8)Quali sono i principali partiti esteri con i quali Forza Nuova ha instaurato una collaborazione?

R) Non sto ad elencare, per paura di dimenticarne qualcuno, con molti, alcuni sono quelli protagonisti dell' "avanzata" alle ultime elezioni europee.9)E invece cosa prospetta per FN per i prossimi anni. Movimento o partito politico ?R) E' una domanda che andrebbe fatta alla segreteria nazionale, ma conoscendo le tendenze forzanoviste, credo e spero nella continuità del progetto di movimento popolare.10)Ultima domanda: a nostro giudizio questa campagna elettorale passerà alla storia per quella con il maggior disinteresse dei cittadini italiani e con il maggior distacco tra politica e società civile. Lei è d'accordo con la nostra analisi? E, se si, come pensa si possa ricucire questo "strappo"?
R) Sono pienamente d'accordo, non penso che ci possa essere un ritorno alla fiducia, non con questo sistema partitocratico, la situazione è destinata a precipitare ulteriormente e travolgerà tutti i residui dei partiti una volta definiti dell'arco costituzionale ed anche il berlusconismo... Speriamo di assurgere ad alternativa.